"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
![]() Nella società odierna intrisa di nuove forme di comunicazione multimediale che possono essere utili all’uomo per sgravarlo dalla sua routine quotidiana, semplificandola, intrisa di legami e connessioni tra persone utili per accedere a qualche posto lavorativo, per vivere certe esperienze, situazioni, per ottenere vantaggi di qualunque tipo, noi adulti, ma anche i bambini e gli adolescenti che cresciamo, impariamo a vivere in un mondo utilitaristico, dove ogni cosa, se viene fatta, deve essere fatta poiché c’è una ragione e più che una ragione, un’agevolazione che si può ottenere, o se è un oggetto, utilizzare. Come dice il detto “Non si fa niente per niente”. E questo è lo stesso motivo per cui orde di ragazzini, se l’adulto non gli sa spiegare in un modo convincente il motivo, si rifiutano di accettare valori e regole di riferimento, così come rifiuteranno persino le istituzioni classiche di quella che era la società appena precedente a loro e che non comprendono, quali la scuola e la famiglia. Ora l’importanza ce l’hanno il gruppo, i coetanei, la rete. È chiaro che anche i bambini odierni sono sulla stessa lunghezza d’onda, pur non essendo ancora nell’età per ribellarsi; l’adolescente, invece, in aggiunta ha un corpo in completo cambiamento da imparare a gestire, in un'era dove il corpo, cioè la realtà, è superfluo. Ancor più che in passato, perciò, siamo chiamati come adulti ad essere noi stessi molto efficaci nel conoscere le motivazioni che regolano questo mondo. Non è strano che molti figli, nativi digitali, ad oggi si chiedano perché debbano andare a scuola, perché debbano apprendere quando la conoscenza è immediatamente fruibile e a portata di click, insomma, perché è giustificato il loro sforzo, il loro impegno, la loro fatica? A cosa serve? A cosa è utile? Ecco l’utilitarismo. Come risposta, per loro, non vale più come nel passato. Non c’è più un padre padrone che, anche poco simpaticamente, decreta che il figlio debba fare quella cosa e basta e rimanere in silenzio. Per i bambini di oggi, questo comportamento, per fortuna, esiste in situazioni molto limitate, ma in qualsiasi caso è poco efficace, infatti il genitore non è più percepito come onnipotente, poiché c’è la società virtuale che lo è più di lui e che lui non sa utilizzare. E allora che fare? 1. Ai bambini andrebbe insegnato fin dal principio che, come avviene nella natura, è inutile che ci si opponga a ciò che va fatto, a ciò che ci accade. Se ci capita un evento nella vita di tutti i giorni, o se la società ha individuato un sentiero per arrivare ad un determinato obiettivo, non si può modificare immediatamente la realtà davanti a noi. Un evento già accaduto è, infatti, immodificabile in se stesso, che sia bello o brutto, ed una comunità cambia i suoi meccanismi in decenni, ma questo tempo non si può aspettare per colui che è abituato ad aver tutto e subito. E noi adulti siamo in grado di non opporci? Siamo in grado di accettare ciò che accade? Perché se non lo sappiamo far noi per primi, come pensiamo che possano farlo i nostri figli? 2. Gli adulti, dal canto loro, devono imparare ad essere più competenti, trovando delle motivazioni che reggano. Nel secolo della diffusione del sapere, i ragazzi si aspettano una risposta pronta e plausibile anche da noi, come se consultassero Wikipedia, nuovamente con un click. Perciò, consiglio ai genitori di partecipare a serate di formazione, di educazione rispetto agli argomenti di proprio interesse, in quest’epoca far da sé, forse non è più sufficiente e certamente non fa per tre. 3. Una cosa utile è sicuramente far riferimento e rinforzare le risorse dei vostri figli, i loro sogni e desideri, la possibilità di coltivare i propri talenti. Partendo da quelli, si è forse un pò più certi che il loro interesse sarà catturato, dopotutto a tutti piace sentirsi capaci. Per un ragazzo diciottenne che seguo, è servito provare a compilare un curriculum per rendersi conto, a livello pratico, a cosa servisse frequentare la scuola, con il desiderio che ha di lavorare per un certa azienda, o compagnia. Ad altre età si potrà far leva su altri interessi, ma è importante che si sappia mostrare, praticamente, a cosa serva quello che devono fare. È interessante notare come, nell’epoca dell’immaterialità, sia proprio il “poter toccare con mano”, l’interesse principale. Rimanete Connesse! ![]() Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
2 Commenti
Michele
16/1/2017 14:21:30
Ringrazio la dott.ssa Sara per questo intervento su un argomento sempre più attuale.
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17/1/2017 10:34:43
Grazie a te Michele per avermi suggerito l'argomento da trattare dopo la conferenza "Genitori Connessi".
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