"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Abbiamo molto parlato di coloro che possono definirsi come nativi digitali e abbiamo osservato come questi, ormai bambini ed adolescenti, siano nati in ambienti già dotati di tecnologie, tuttavia, mentre questa orda di nuove generazioni è ancora impegnata nella scuola, nello studio, con i genitori o gli amici, esiste un’altra generazione, immigrata digitale, ma che è ora appena entrata a far parte del mondo del lavoro: i Millennials. I Millennials sono tutti quegli ormai adulti a partire dal 1983-84 andando a scalare, che non sono direttamente nati all’interno di un ambiente digitale, ma che ne hanno acquisito i dettami come se fossero dei veri e propri nativi odierni. Questa generazione, insieme a quella dei nativi digitali, è quella che ha maggiormente sentito gli effetti del nuovo mondo che abbiamo creato: un mondo tech, dove le persone hanno difficoltà a rimanere nel reale, sono idealisti per antonomasia, ciascuno di loro vorrebbe avere “un impatto, lasciare un segno”, qualsiasi cosa questo voglia dire, sono impazienti, pigri, non riescono ad impegnarsi per molto tempo su un obiettivo perdendo così la possibilità di costruire legami significativi, una carriera longeva ed altro, sono superficiali e non hanno sviluppato abilità sociali utili per interagire in modo cooperativo ed affidabile con l’altro. Ci chiediamo quindi come sia possibile che questi ragazzoni abbiano strutturato in sé queste caratteristiche. Secondo Simon Sinek, autore anglo/americano e motivatore, esistono 4 vissuti che fanno di un Millennial un Millennial: 1. STILE EDUCATIVO DEI GENITORI: ciascuno di loro è, infatti, stato educato come un essere speciale, è stato detto loro che avrebbero potuto realizzare qualsiasi cosa nella vita, che avrebbero potuto avere tutto quello che volevano se l’avessero voluta veramente. E così loro si sono mossi nel mondo come se fossero esseri unici e speciali, i genitori hanno combattuto per loro le loro battaglie, hanno ripreso gli insegnanti se non li valutavano positivamente o comunque in modo conforme al loro essere meravigliosi. Questo ha generato persone che finite le superiori e l’università, entrati nel mondo del lavoro, non sanno stare al passo con le richieste dell’ambiente lavorativo, dove la mamma non può andare dal datore di lavoro a chiedere un aumento per il figlio e così, vedendosi tra gli ultimi, mollano il lavoro, magari per un viaggio di sette anni in Tibet. Tutto ciò, riportano loro stessi, perché non riescono ad avere un impatto, a lasciare il proprio segno nell’azienda, che a quel punto diventa sbagliata, dato che non sa far emergere il loro talento, il loro essere speciali. 2. DIPENDENZA DALLE TECNOLOGIE: una delle caratteristiche maggiori dei Millennials è quello di ricercare la soddisfazioni dei propri bisogni o l’attutirsi di ansia e stress, generati dal periodo preadolescenziale, adolescenziale, ma anche nel giovane adulto a lavoro, tramite i Social Media. Secondo molti studi, questi canali digitali, consultati ogni momento della giornata, tramite la ricezione di messaggi, tramite i like, hanno la possibilità di far produrre al cervello la dopamina, sostanza coinvolta anche nella gratificazione sessuale, la quale ci fa sentire appagati e ci porta a ritornare nuovamente a ricercare ciò che l’ha prodotta, cioè il cellulare. Anche i dipendenti da alcol, da sostanze e dal gioco d’azzardo iniziano a comportarsi così poco alla volta ed inizialmente non è un male, ma successivamente si crea un collegamento cerebrale, per cui tutte le volte che avremmo bisogno di sentirci gratificati o di superare stress e ansia, faremo ricorso a queste modalità, divenendo assuefatti. Per consumare alcol, sostanze o giocare alle macchinette è stata fissata un’età minima, mentre ai nostri figli mettiamo i telefoni in mano già da molto piccoli, perciò non ci stupiamo se, invece, che superare le sfide adolescenziali di imparare ad interagire con i pari o con l’altro sesso, rimangano chiusi in casa, cercandosi sulle applicazioni piuttosto che parlarsi a voce, filmandosi nudi, invece che imparare cos’è l’intimità. 3. IMPAZIENZA: solitamente questi giovani adulti sono impazienti, non sanno aspettare, non sanno coltivare un obiettivo per tanto tempo, mantengono il focus per poco, qualche mese, massimo un anno, poi per esempio nelle aziende si licenziano, o nelle relazioni amorose si dividono. Non riescono a coltivare a lungo, sono abituati ad una gratificazione immediata, come dice anche Simon Sinek in alcune interviste. Perché allora dovrebbero imparare a cucinare se alzano il telefono e fanno take away, aspettare di vedere un film, se hanno Netflix e non devono aspettare nemmeno una settimana per vedere puntata per puntata di una serie tv, ma riescono a guardarle tutte assieme. Perché imparare ad interagire con una donna, imparando ad incassare anche un due di picche, se hanno applicazioni anche per questo, dove trovano persone nella propria zona subito disponibili? Eppure l’amore richiede tempo, la gioia richiede tempo, la realizzazione richiede tempo. 4. AMBIENTI LAVORATIVI OPPORTUNISTI: infatti, i Millennials, spesso lavorano in aziende dove la logica è quella dei numeri, non di far crescere loro come individui e come persone e professionisti, non sono più come la mamma, non gli interessa cosa abbiano da dire sul mondo e cosa non abbiano acquisito precedentemente, l’importante è che producano e se tra un anno non saranno più la priorità, allora verranno salutati nemmeno troppo cordialmente. Purtroppo come dice Simon Sinek non è colpa loro se queste sono divenute le loro caratteristiche, se genitori, società e ambiente lavorativo non li hanno aiutati e non li aiutano a formarsi, purtroppo sarebbe utile che magari in terapia, iniziassero a lavorare su questi aspetti (dato che nella collettività il livello di malessere generale, di suicidi e di altri problemi e patologie è cresciuto enormemente), ma altrettanto sfortunatamente anche andare da uno psicologo per mesi ed anni, che è il tempo che occorre per sanare certe ferite, non è una gratificazione immediata e così sento spesso che il tempo ed i soldi abbiano la meglio rispetto all’importanza di vivere a pieno la propria vita. Rimanete Connesse! Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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