"Mamme Connesse"
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Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
13/11/2017 0 Comments Quando il digitale aiuta i bambini: RIDInet l'applicazione per i disturbi dell'apprendimentoIn questo articolo parleremo di come l’avvento del digitale abbia caratteristiche anche positive, specie per quanto riguarda la riabilitazione dei disturbi dell’apprendimento. Ti rivelerò le stesse applicazioni che vengono utilizzate dalle aziende sanitarie italiane per aiutare i bambini e gli adolescenti con disturbi di apprendimento come dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Quali sono i DSA? Guarda il mio video Per quanto riguarda il disturbo specifico dell’apprendimento nella lettura, o dislessia, questo è appunto una problematica che riguarda la capacità di leggere in modo preciso e fluente e di comprendere ciò che si sta leggendo. Caterina, quando legge, può ad esempio invertire le parole: conversare in conservare, oppure omettere le parole : la mamma di Marco andava al parco in la mamma di Marco andava parco. Per quanto riguarda il disturbo specifico dell’apprendimento nella scrittura, o disortografia, è una problematica che riguarda la capacità di scrivere in modo corretto e fluente ciò che si sta scrivendo. Marco quando scrive dimentica delle lettere: dinosauro in dnosauro, oppure non scrive le doppie: gatto in gato, matto in mato. La disgrafia è invece quel disturbo dell’apprendimento che interferisce con la capacità del bambino o ragazzo di scrivere i grafemi in modo riconoscibile, comprensibile e leggibile, utilizzando una grafia adeguata. Marco scrive in modo incomprensibile, altro che zampe di gallina di cui ci parlavano le maestre! Per quanto riguarda il disturbo specifico dell’apprendimento nel calcolo, o discalculia, è una problematica che riguarda la capacità di contare, rappresentarsi la linea dei numeri in modo corretto e rapido. Se Gabriella si trova davanti alla linea dei numeri da 0 a 100 e le viene chiesto dove posiziona il 25, lei lo mette a più di metà. 0 -------------------------------------------------------------25----------------------------------------------100 Quindi? Quindi si possono trovare bambini e ragazzi perfettamente intelligenti, ma con difficoltà nelle abilità tipiche scolastiche e questo li rallenta parecchio dal punto di vista dello studio. E quindi sì, l’intelligenza non ha solo a che fare con il rendimento a scuola! Forse esistevano ragazzi così anche prima, ma non avendo maggiori conoscenze dicevamo che erano svogliati. A Settembre 2017 mi viene presentata questa nuova risorsa RIDInet appunto, e subito la voglio condividere con voi, perché come sapete, mi piace che le persone che stanno accanto ai bambini possano avere tutte le risorse possibili per aiutarli nel miglior modo. Che cos’è RIDInet? Sostanzialmente, RIDInet (consulta il sito web) è un portale della cooperativa Anastasis all’interno del quale ci si può iscrivere e si possono scegliere delle azioni da svolgere al suo interno. Per i primi 10 giorni è gratuito, quindi si ha la possibilità anche di provarlo e di vedere di cosa può essere capace. Esiste anche una sua versione per tablet e smartphone e ai bambini piace parecchio, poiché sembra essere un gioco, che però li aiuta ad allenarsi in modo da compensare o attenuare i disturbi dell’apprendimento. Negli ultimi anni i disturbi dell’apprendimento o DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) sembrano essere cresciuti spasmodicamente, alcuni genitori mi chiedono se ci sia qualcosa di sbagliato nella società che abbiamo creato, o se noi professionisti ce li inventiamo. È chiaro che ogni epoca ha le sue risorse e capacità di conoscenza, prima i disturbi dell’apprendimento quali dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia non erano molto conosciuti nemmeno da noi addetti ai lavori. Quindi, presumibilmente, molti dei bambini a cui un tempo veniva detto che erano svogliati o che non si impegnavano a sufficienza, ad oggi e ad una più aggiornata valutazione, potrebbero rivelarsi problematici nell’acquisizione delle abilità scolastiche. È, infatti, anche difficile diagnosticarli, poiché non è l’intelligenza del ragazzo ad essere problematica, ma le sue abilità nel calcolo, nella grafia e nella lettoscrittura. Detto questo, consiglio questo programma anche perché io stessa utilizzo questo strumento e affianco i bambini mentre fanno esercizi con RIDInet e ho potuto vedere quanto possa essere utile. Sono con Caterina, ha solo otto anni e fatica già con lettura e calcolo, è una bambina vivacissima, le mostro come funziona il programma e scegliamo le due applicazioni che la possono aiutare: lettura e calcolo. Per la lettura, prima ancora di leggere veramente, facciamo un gioco dove un megafono le riproduce sonoramente delle sillabe e poi lei deve scegliere, tra le sillabe che le vengono indicate in modo scritto, l’alternativa corretta. La grafica è molto divertente, sembra di essere all’interno di un percorso al parco divertimento, solo che ad ogni tappa lei deve fare un esercizio e se lo passa va a quello successivo. Praticamente il gioco la allena e si calibra sulle sue capacità ed in base a quelle o procede o ritorna sugli stessi concetti per lavorarci meglio. Per quanto riguarda la lettura, si deve selezionare la classe e la velocità con cui il bambino può leggere, in questo caso, la velocità di lettura ve la dovrete far comunicare da coloro che hanno svolto i test per diagnosticare il disturbo e alla fine di ogni pezzo di brano letto, dovrete comunicare al programma gli errori fatti. Lui registrerà già da solo quanto impiega la persona a leggere e così avrete sempre un metro sulla sua rapidità e dagli errori che inserirete alla fine, sulla sua accuratezza. Il programma, perciò, allena e vede da solo, o manualmente se aumentare la velocità di lettura. Ieri allenandoci, Caterina mi chiedeva quanti errori commetteva e, pur essendo una bambina molto vivace e, seppur con delle pause, ha portato a termine tutti gli esercizi, alla fine non ne voleva perdere nemmeno uno! Alla bambina non pesa eccessivamente il fatto che io segni i suoi errori, anzi chiede al termine di ogni brano quanti e quali ha fatto e la percepisce come una sfida con se stessa, non con me, perché sente che a me non importa di lei in base a quanti errori fa, ma a prescindere dal suo problema con la lettura ed il calcolo. A scuola, invece, Caterina è così sopraffatta dalla prestazione che non parla né risponde alle insegnanti, nemmeno se è interpellata, o se è sotto verifica. Questo ci dice quanto sia differente la reazione negli altri a seconda di quali siano le nostre intenzioni. Ricordiamoci che, specialmente i bambini, ci sentono. Alla fine di tutto, insieme a Caterina abbiamo anche scelto e costruito il suo avatar che ora è diventato la sua foto profilo sul programma. È stato divertente. Cos’altro può interferire con i Disturbi dell’Apprendimento? Perché ho sottolineato l’importanza che RIDInet sia divertente? Perché questi bambini, dato che sono intelligenti, sanno che hanno difficoltà su queste abilità. Spesso sapere questo li porta a sentirsi diversi dagli altri compagni di classe a cui tutto riesce bene, si scoraggiano e magari sviluppano un’avversità nei confronti della scuola o di certe materie, proprio perché sanno che non gli vengono bene, si deprimono per le loro incapacità. E d’altronde, voi come vi sentireste se tutti i giorni doveste fare qualcosa che non solo non vi piace, ma anche che vi riesce male? Proprio quello che stai pensando! Infatti, ai disturbi dell’apprendimento si possono accostare diverse problematiche psicologiche come l’eccessiva insicurezza, la scarsa autostima, la sensazione di essere inferiori, la tristezza, e via dicendo. In questo caso cosa fare? La mia strategia: linguaggio, condivisione e azione Come ho già indicato nel mio PDF gratuito “Come comunicare a tuo figlio che ti stai separando”, credo che la strategia migliore nell’affrontare queste cose sia suddividerle in 3 fasi: Linguaggio: semplice, chiaro e adeguato all’età. Condivisione di Vissuti, punti di vista, ecc. Empatia: nominare ed accettare le emozioni dei tuoi figli. Linguaggio Sicuramente i tuoi figli devono cercare di comprendere ciò che gli sta accadendo, cosa sono i disturbi dell’apprendimento, che cosa significa averli e a che problematiche possono andare incontro, di modo da poterne gestire la maggior parte conoscendole anticipatamente. La spiegazione che dai ai tuoi figli rispetto al fatto che hanno queste difficoltà deve essere da te percepita come un’occasione, un’opportunità di spiegare loro cosa gli accade, di renderti e renderli più consapevoli, prendendo confidenza con loro e le loro emozioni e aiutandoli anche a riconoscerle. Man mano che si segue il mio schema, si diventa sempre più consapevoli di sé e degli altri con cui si sta parlando e ci si connette sempre più intimamente. Può essere che per affrontare tutta questa fase, anche se sono solo i primi pensieri e le prime emozioni che emergono, ci voglia comunque del tempo, magari non si riuscirà a farlo in un unico momento. E poi le fasi vanno seguite così come sono, difficilmente si potrà condividere se non c’è stata prima una spiegazione chiara e non si potrà sicuramente contare sul rilascio di emozioni se non c’è stato un momento di condivisione. La prima occasione per parlare e creare un primo contatto per spiegare ai proprio figli cosa sono i disturbi dell’apprendimento è quindi comunicarglielo in modo semplice, chiaro e adeguato per l’età. Non puoi spiegare delle problematiche a livello di apprendimento nello stesso modo ad un bambino di 7/8 anni (prima difficilmente vengono diagnosticati, specie la discalculia che può essere diagnosticata solo a partire dalla terza elementare) e ad un ragazzo nel primo biennio delle superiori. Per entrambi devo utilizzare modalità differenti. Con il bambino di 7-8 anni, sarà principalmente importante che tu sia chiara e gli spieghi che quello che gli succede non ha nulla a che fare con la sua intelligenza, ma solo con alcune abilità scolastiche e che a questo c’è rimedio, ossia i metodi compensativi e dispensativi. Quello che NON bisogna evitare però è di dire cosa accadrà realmente, ossia che in classe e a casa nei compiti, probabilmente sarà facilitato/a rispetto al programma degli altri in modo da aiutarlo/a, che questo tuttavia non significa che è autorizzato/a a non fare nulla o a non sforzarsi, ma che verrà sostenuto nel suo sforzo. Dovete spiegargli anche le modalità per facilitarlo/a che avete concordato con la scuola: Ad esempio, Caterina ha la possibilità di utilizzare la calcolatrice in classe, a casa e durante le verifiche ed anche dei formulari personalizzati. Con i ragazzi di 13-16 anni si deve sicuramente parlare in modo differente e certamente sono maggiormente in grado di fare loro stessi previsioni future, grazie alla capacità di astrazione ed intuizione acquisita e che durante l’infanzia non sono ancora ben presenti. Quello che però li accomuna è che anche loro hanno bisogno di chiarezza, di sapere cosa accadrà in classe, specie perché alle medie o alle superiori entra molto più in gioco il fattore vergogna e confronto con gli altri. Un bel libro per i genitori dei ragazzi con dislessia è, ad esempio, è “Nostro figlio è dislessico” di Gianluca Lo Presti ed edito da Erickson. Qui sotto vi riporto direttamente il link Amazon, è utile per sapere come i genitori possono comportarsi con scuole, servizi e specie con i propri figli nel caso ci siano problematiche sulle abilità di lettura: Link Amazon: http://amzn.to/2hq05zI Condivisione ed empatia La condivisione, invece, è quel momento dove, dopo tutte le spiegazioni si va un po’ oltre, dove si spiega come ci si sente e se le emozioni sono negative ne hanno tutte le ragioni e soprattutto si chiede loro cosa sentono, come si sentono, come la vedono. E si rimane in silenzio ad ascoltare. Se dalla risposta e condivisione i vostri figli fanno altre domande, o precisano cosa vorrebbero loro e si pensa che quelle cose siano riferite a delle emozioni, allora gliele si riconosce, verbalizzandole e poi li si rincuora. Oddio come si fa? Facciamo un esempio! “Sono proprio una schiappa eh mamma?!” Ecco qui vostro figlio vi sta esprimendo una paura, un’insicurezza. Ovvero di non essere bravo o di non esserlo abbastanza per voi”. “Credo che tu ora abbia paura che non ce la farai a scuola o che per noi genitori ed insegnanti non sia abbastanza quello che fai, ma vedrai che sicuramente con questi nuovi strumenti che hai a disposizione farai meno fatica, in più noi ti vogliamo bene e questo non cambia perché hai queste difficoltà”. In alcuni casi, però, quella sopra è una menzogna, perché sapete più o meno consciamente, che in realtà il fatto che tuo figlio non primeggi a scuola ti infastidisce, oppure che ti senti in colpa di aver generato un bambino o un ragazzo con delle problematiche, o temi questa cosa gli precluda altro nel futuro e ciò ti fa arrabbiare. E allora cosa si fa? Ancora una volta si è chiari, si condivide e si empatizza. “Hai paura vero? E ti senti insicuro.. Sai anche io mi sento così riguardo a questa cosa, perché è nuova e temo che ti faccia stare male, o ti crei dei problemi, ma piano piano insieme, un po’ di mio coraggio e un po’ del tuo e vedrai che la supereremo”. A volte, ci sono situazioni in cui si dicono delle parole, ma non è quello che si sente ed il bambino lo sa, lo sente, vi sente. Altre volte, invece, il bambino sa già, senza che voi parliate, ma visto che sentite già queste cose l’uno per l’altro, perché non comunicarvele? La comunicazione è la base di ogni relazione! Non stancatevi mai di comunicare! In un momento storico dove guardare Facebook per guardare cosa fanno gli altri e invidiarli è di primaria importanza rispetto alla comunicazione con le persone intorno a noi, dobbiamo invertire la tendenza, pena il peggioramento del benessere psicologico nostro e loro. Per questo, ti lascio anche il link ad altre mie guide sul come creare empatia nel tempo di internet: 1. Le mamme hanno una missione importante 2: Connettersi 3 - Disturbi alimentari amplificati dalla cultura del digitale: come i genitori possono prevenire Ho poi chiesto ad una professionista con cui collaboro, la Dott.ssa Anna Maria Gnoni, di dirci qualcosa rispetto ai DSA, lei si occupa proprio di questi e della loro abilitazione e riabilitazione, è una neuropsicologa! Glielo ho domandato a seguito delle diverse domande che ho ricevuto da molti di voi sui canali social, a proposito seguimi anche su Youtube al video canale Piccolo Spazio Psicologia e troverai diversi video come questo che ti linko qui sotto riguardanti i disturbi dell’apprendimento. Link video Dicevo che la mia collega Dott.ssa Anna Maria Gnoni, neuropsicologa, ha risposto ad alcune delle vostre domande che ora andiamo a riportare di seguito: 1) Quali sono i fattori di rischio associati ad un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA)? Un Disturbo Specifico di Apprendimento può essere associato alla presenza di un preesistente Disturbo di Linguaggio o a difficoltà nello sviluppo linguistico di varia natura ed alla presenza di un altro familiare al quale è stato diagnostico un Disturbo di Apprendimento. Inoltre, un Disturbo Specifico di Apprendimento è più frequente in soggetti di sesso maschile. 2) Durante il periodo della scuola dell’infanzia quali sono i segnali che possono portare in età scolare ad una diagnosi di DSA ? I primi segnali della presenza di un DSA possono essere riscontrati già in età prescolare, quando il disturbo specifico non è ancora diagnosticabile. Identificare precocemente le possibili difficoltà di apprendimento e riconoscere i segnali di rischio è di fondamentale importanza per poter intervenire precocemente. Il bambino durante la scuola dell’infanzia confonde, omette e sostituisce i suoni, non completa le frasi, utilizza parole non adeguate al contesto, ha difficoltà nella manualità fine, ad imparare le filastrocche, dominanza laterale non adeguatamente acquisita, difficoltà ad orientarsi nel tempo (ieri, oggi, domani) e a rispondere a domande nell’area del calcolo (es. “Quanti sono?”, “Dove ci sono più oggetti?”, etc…). 3) Come si manifestano i Disturbi Specifici di Apprendimento in età scolare? L’ingresso con la scuola primaria, spesso, coincide con il manifestarsi di problematiche emotive nel bambino con DSA, in quanto le difficoltà portano lo studente ad avere insuccessi a scuola. Le difficoltà specifiche dei DSA dovrebbero palesarsi fin dai primi stadi dell’acquisizione della letto-scrittura. Inoltre, il carattere evolutivo modifica le manifestazioni del disturbo che mutano nel corso degli anni. Durante la scuola elementare si può osservare: lentezza esecutiva, lettura a voce alta stentata, presenza di errori di lettura, errori in scrittura, vocabolario povero, non rispetto delle regole ortografiche, scrittura di difficile decifrazione, scarso rispetto dello spazio sul foglio, errori nella lettura e scrittura di numeri, errori e lentezza nell’eseguire i calcoli, difficoltà a memorizzare le tabelline. Nei successivi cicli di scuola sono maggiormente evidenti, invece, problematiche legate alla comprensione e produzione dei testi scritti, all’autonomia nello studio ed alla padronanza dei termini specifici delle materie di studio. 4) Cosa fare se ho il sospetto che mio figlio/a sia dislessico? A chi rivolgersi per avere una diagnosi? Se si hanno dubbi che un bambino abbia difficoltà di apprendimento è necessario richiedere una valutazione specialistica (a un Neuropsichiatra Infantile o a uno Psicologo). Per una tale valutazione ci si può rivolgere alla propria ASL di appartenenza oppure a specialisti che svolgono privatamente la libera professione. 5) Disturbi Specifici di Apprendimento: aspetti emotivi Spesso ai bambini e ai ragazzi con DSA non riconosciuto vengono attribuiti scarso impegno, pigrizia e svogliatezza. Questi bambini possono avere una scarsa autostima e il loro disagio psicologico può manifestarsi con rabbia, isolamento, ansia, disturbi somatici come mal di testa e mal di pancia. Il bambino tende ad evitare i compiti che lo mettono in difficoltà: accade, perciò, che si rifiuti di leggere, di scrivere, fare calcoli. I DSA, oltre che tra loro, si presentano, infatti, frequentemente associati a disturbi emotivi e comportamentali. Se sospettate un DSA o se le maestre vi hanno consigliato di svolgere delle valutazioni, voi vi recherete da uno psicologo o da un neuropsichiatra come consigliato da Anna Maria, poi cosa succede? Il professionista svolge delle valutazioni tramite una serie di test sia d’intelligenza, sia sugli apprendimenti e da questi emergerà o meno se è presente la problematica. Dopo di che, in alcuni casi vagliati da una commissione, verrà concessa una certificazione della problematica che dovrà essere consegnata alla scuola, in quanto contiene i metodi compensativi e dispensativi che il bambino o ragazzo può utilizzare a scuola per essere facilitato nell’apprendimento. Per alcuni tempi, probabilmente sarà richiesto che il bambino partecipi a dei cicli di riabilitazione con un professionista che lo possa aiutare a fare emergere o migliorare le sue abilità scolastiche carenti. Come dicevamo all’inizio, uno degli strumenti che possono essere affiancati al bambino dal professionista è appunto questa applicazione digitale inventata da Anastasis: RIDInet. Per fortuna, con queste applicazioni digitali per i disturbi dell’apprendimento non tutto è perduto e i ragazzi possono essere aiutati e riabilitati. Quindi, d’ogni tanto bisogna pure ringraziarlo questo digitale! Un abbraccio, Sara. Ti invito - direttamente delle icone qui sotto - a condividere questo articolo su Facebook, a te non costa nulla, per me è molto importante che circolino queste informazioni e che sempre più persone possano essere consapevoli dell’ambito psicologico, emotivo e relazionale dei propri figli e delle nuove generazioni.
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