"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
C’è chi definisce coloro nati nelle ultime decadi, da quando è presente la rete, come nativi digitali, mentre coloro, la cui venuta al mondo è precedente alla connessione internet, come immigrati digitali. Così, quelli che hanno avuto sin da piccoli un approccio con la connessione wi-fi sono ritenuti i veri esperti del settore tecnologie ed attualmente la loro età si attesta tra gli 0 e i 18-20 anni, tuttavia sono anche quei bambini o ragazzi, nostri figli, studenti, utenti, che necessitano delle competenze del proprio adulto di riferimento per addentrarsi in un terreno così impervio come quello del digitale. Sicuramente più veloci nell’apprendere le modalità di utilizzo di questi strumenti, ma certamente con meno consapevolezze di quali possano essere i vantaggi e i pericoli per ciascuna fascia d’età, che solo un adulto consapevole può attestare. Ma come fare se anche l’adulto non è del tutto consapevole di ciò che circonda il proprio figlio? Si evidenzia una disparità tra bambini e genitori nella conoscenza della connessione internet, la quale causa difficoltà di gestione delle dinamiche che avvengono a casa, difficoltà nel porre regole, poichè non si conosce che cosa ha bisogno di essere regolato, difficoltà nell'organizzazione dei ritmi giornalieri, nel tipo di relazioni che possono essere o meno instaurate dai ragazzi in un contenitore virtuale, quali meccanismi psicologici possono emergere in seguito all’utilizzo della rete e quando è necessario accorgerci che questo utilizzo è diventato abuso. Dopotutto, questa modalità di conoscere il mondo non esisteva quando i genitori erano figli e solo molto più tardi si è arrivati ad un utilizzo massiccio della tecnologia. I genitori, in alcuni casi, sembrano ricordare e percepirsi solamente come immigrati digitali e appare loro, come a molti insegnanti ed operatori sui minori, solamente la propria incapacità nei confronti di quello strumento, come se questo avesse allontanato i propri bambini, o li avesse resi diversi da come li si conosceva prima, affidando, di fatto, tutta la capacità di gestione o di impossibilità di gestione della situazione alla rete. Sicuramente questo atteggiamento di impotenza può inizialmente essere reale, ma è sempre possibile partecipare a corsi e conferenze in merito per colmare la differenza di conoscenza delle tecnologie tra sé e i figli e poter poi mettere a loro disposizione la propria esperienza, è possibile partecipare a dibattiti con esperti e specialisti del settore psico-educativo, per comprendere a pieno quali possano essere i rischi e le potenzialità della rete. Insomma in un mondo di libera informazione, essere ignoranti è una scelta! Ma cosa è veramente efficace quando con i propri figli si parla di connessione? A prescindere dal digitale, ci dovremmo ricordare che tutti, un tempo, siamo stati connessi, infatti, fin dal primo giorno di vita, siamo stati presi in braccio da nostra madre, accuditi e forse allattati, questo contatto primordiale ci ha iniziati al mondo e se la madre è stata “sufficientemente buona”, come pensato da Winnicott (1965), quella connessione, quella “danza di sguardi” tra genitore e neonato ipotizzata da Stern nel 1998, ci ha permesso di creare un legame e una relazione che resisterà a rotture e riparazioni, che ci guiderà nella vita, sarà il modello per altre interazioni e che ci permetterà di affrontare anche le dinamiche create con lo strumento della rete. Un contatto reale, in cui c’è dialogo, comunicazione e trasmissione di regole e valori, così come di affetto e di stimoli, girerà sempre ad una velocità maggiore rispetto a qualsiasi altro tipo di connessione senza fili. Perciò non riteniamoci solo degli immigrati digitali, ma riteniamoci responsabili di far conoscere alle nuove generazioni cosa sia una connessione affettiva, che emerge da sempre come uno dei bisogni fondamentali dell’uomo, dove però spesso gli immigrati, per caratteristiche, storia personale o sviluppo non ancora avvenuto, sono loro, i nostri figli. Rimanete Connessi! Sono Sara Moruzzi, Psicologa presso studio privato, specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma ed autrice del blog "Mamme Connesse". Da oltre 3 anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi.
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