"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Giovedì 10 novembre abbiamo svolto una serata di formazione all’educazione digitale per genitori di bambini della scuola primaria. Perché abbiamo direzionato e direzioneremo in altre scuole la conferenza a genitori di figli tra gli 8 e gli 11 anni? La motivazione è presente nei dati europei, che attestano l’utilizzo di nuove tecnologie digitali all’87% in questa fascia d’età e quindi, come professioniste, ritenevamo doveroso informare, in primis i genitori, dell’educazione necessaria per i bambini di oggi, nati all’interno di un ambiente digitale, al fine che questo spazio, come qualsiasi altro, possa essere da loro frequentato con delle regole e dei limiti di buona creanza. Ritengo piuttosto interessante, dunque, riportare alcune di quelle che sono state le molteplici domande poste dai genitori a fine serata:
Filtrare queste piattaforme è sicuramente un movimento possibile, specie se il bambino è molto piccolo, così da proteggerlo da alcuni tipologie di rischio che abbiamo visto insieme, a volte, però, quando crescono, questi ragazzini hanno l’abilità di togliere questi filtri, in tal caso, l’adulto si dovrà regolare in base all’età del proprio figlio. Per quanto riguarda il GPS, è differente dare delle regole, dall’ipercontrollare. Dare una regola significa che il bambino ha un recinto, più ampio o meno a secondo dell’educazione impartita dai genitori, ma ben delimitato da quelle che sono le possibilità di muoversi accettate per l’intera famiglia. Tuttavia, per il bambino si parlerà appunto di movimento, possibile all’interno di questo recinto; ogni tanto forse si concederà, o tenterà di fuoriuscire dallo stesso per poi rientrarvi. Avere, invece, qualcuno che può spiarci, o che può controllarci in modo molto rigido, rimanda ad una sensazione che non è di movimento, ma di immobilità, di sentirsi congelati sul posto. Quando abbiamo la sensazione di avere addosso un occhio giudicante la sensazione è quella di blocco, che chiaramente diviene disadattiva per il bambino o ragazzo, che non è più libero di sperimentare, con tutte le conseguenza che questo comporta.
Tra i 6 e i 10 anni circa, sicuramente il genitore deve regolamentare quelli che sono il tempo di utilizzo dello strumento, il momento della giornata in cui è possibile fare questo e anche il luogo. A questa età più di un’ora, un’ora e mezza al giorno non è consigliabile, così come non è consigliabile che il mezzo digitale venga utilizzato nei momenti dei pasti e prima del sonno, ma anche regolamentare il fatto che se per esempio si esce a cena con degli amici, il telefonino non si utilizza. Sennò si assiste a scene in cui sono insieme a cena quattro o cinque bambini, uno di fianco all’altro che però non comunicano, non giocano, ma utilizzano il videogame ognuno per conto suo. È chiaro che non potremmo utilizzare le stesse modalità quando il ragazzo avrà quattordici anni, infatti non potremmo più controllarlo quando sarà fuori con gli amici, ma sicuramente potremmo stabilire un momento in cui insieme si guarda cosa il ragazzo sta facendo su internet, dall’osservare i messaggi e le chat Instagram, anche chiedendo al ragazzo di insegnarci come funziona. Se questo lo si propone come condizione senza la quale il cellulare non viene regalato, i ragazzi saranno molto più disposti a concederlo, quello che è più importante è che non verrà mai fatto a sua insaputa, ma insieme e sarà concesso poiché c’è una relazione di fiducia alla base. A 18 anni è chiaro che dovremmo fidarci del rapporto che abbiamo creato con nostro figlio, che si spera sarà un legame affettivo e di riferimento. Saremo un adulto, dal quale il ragazzo saprà di poter andare se accadrà qualcosa di problematico che non saprà gestire da solo. Per questo è importante fare prevenzione, per insegnare ai bambini, come comportarsi di fronte ad eventuali rischi.
Io credo che più che per controllarli, perché se utilizzano Facebook saranno già adolescenti e quindi in grado di filtrare le loro informazioni attraverso la privacy, piuttosto ritengo utile che i genitori facciano un proprio profilo, facendosi aiutare dal proprio figlio, per poter comprendere quali sono le dinamiche di quel determinato social network, quali possono essere gli eventuali rischi o risorse e come poter intervenire nel caso. Per esempio, per Facebook, è possibile chiedere l’intervento della Polizia Postale. In base a quanto ha testato, l’adulto può istruire il proprio figlio in merito ed educarlo ad avere a che fare con queste eventualità. Le domande posteci nella serata, sono state davvero tante, segno che i genitori sono molto interessati ad imparare a far bene con i propri figli. Per questo a breve verranno comunicati sui canali social le date delle prossime conferenze. Rimanete Connesse! Sono Sara Moruzzi, Psicologa presso studio privato, specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma ed autrice del blog "Mamme Connesse". Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi.
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