"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
23/5/2017 0 Comments Blue Whale vera o falsa? - Il rimedio è diventare consapevoli delle nostre emozioni“Ti fa alzare alle 4.20 del mattino e o guardi video inquietanti horror, o musica psichedelica, oppure ti viene chiesto di avvicinarti ad un cornicione e sedertici, altre prove sono quelle di incidersi polsi e parlare con altre “balene”, ovvero altri disagiati come te che stanno facendo questa roba, che francamente sembra una scemenza”. “Quando ho saputo di questa orribile cosa, ho sentito subito le mie amiche e abbiamo cercato su Internet quali fossero le prove da fare nei 50 giorni, siamo rimaste scioccate. Una mia amica si è messa a piangere perché ad un certo punto abbiamo trovato la storia di una ragazza che ha partecipato alla challenge”. Alberto e Chiara descrivono così quella che nei giorni scorsi è stata l’ultima notizia sconcertante sui Social Network: la Blue Whale (o balena blu). Gli adolescenti, per la maggior parte, non ritengono nemmeno che questa sorta di gioco sia vero, loro, dicono, non lo farebbero mai, altri ne sono scioccati, sono preoccupati e in ansia per quello che può essere accaduto ai loro coetanei. Tutti, almeno quelli che ho visto fino ad ora, per fortuna, credono che sia qualcosa di ridicolo ed inquietante, a dimostrazione che Internet non inventa nulla, ingigantisce solamente quello che esiste già, che nel caso dei ragazzi suicidi sono delle patologie psichiche ben precise. Perciò, questa challenge (sfida), non può impossessarsi dei vostri ragazzi, come se nulla fosse, ma deve già essere presente una patologia significativa perché attecchisca. Denunciata da "Le Iene", l’ideazione di questo gioco è di uno studente russo di psicologia di 22 anni, Philiph Budeikin, che è stato arrestato per istigazione al suicidio e con candore ha affermato di essere nel giusto e di tentare di discernere tra esseri umani e scarti biologici, eliminando il peso di questi ultimi per se stessi e per la società. Qualcun altro ci aveva già provato con la razza ariana e non è stato, a postumi, valutato come sano di mente. MOLTI, PERO’, RIPORTANO LA NOTIZIA COME FALSA. Esatto, molte testate giornalistiche tra cui anche il "Corriere della Sera" riporta che la notizia, in realtà sia solo un fake come direbbero i ragazzi, un falso. Ed allora come sapere se è qualcosa di vero e qualcosa di falso? Se è falso, tutta questa cosa non esiste e siamo stati presi per il naso, altri sicuramente diranno che lo sapevano già che era impossibile che dei ragazzi così giovani possano stare così male. Eppure i colleghi che lavorano nei reparti psichiatrici li vedono tutti i giorni, adolescenti che ormai hanno rinunciato alla vita, anche senza disegnarsi con un coltello una balena sul braccio. Tuttavia, io non sono un giudice e nemmeno una giornalista, quello che posso dire è che, anche questa volta, Internet fa notizia sul disagio e che, come tutte le narrazioni, queste entrano nel nostro interno e lo coinvolgono o lo sconvolgono. Ovvero? Ovvero che nemmeno Pollicino è una storia vera, nemmeno “Carpe Diem – L’attimo fuggente” è una storia vera, anche se è il mio film preferito, nemmeno “L’esorcista” è reale, ma vanno a stanare quelle emozioni che fanno parte di noi e che ci fanno reagire in un certo modo anche nella vita di tutti i giorni. Perciò, quello che mi interessa come psicologa, non è tanto se la notizia sia vera o meno, ma che impatto abbia sulla persona, sul ragazzo che ho difronte, e visto che Blue Whale è diventata una notizia quasi virale, è chiaro che sia diventata parte dello scenario di quella persona, volente o nolente. Noi tutti, scrivendo in merito, che sia esistita o meno, l’abbiamo resa vera agli occhi del nostro mondo interno e anche del mondo interno di chi l’ha letta, l’ha ascoltata, l’ha vista su Youtube. Poi quello che diciamo al nostro mondo interno può variare da caso a caso, alcune reazioni: Alberto ha scrollato le spalle, non gli interessa, entrare in contatto con il dolore degli altri è troppo e perciò finge che la notizia sia ridicola, sminuendola la contiene, la rende maneggiabile, proprio come quelli che dicono che tanto la notizia è un fake, mentre Chiara si è preoccupata, vedere qualcuno problematico la mette in allerta; la sua amica, invece, non riesce a contenersi e in lei risuona qualcosa di quella storia, tanto che vedendola vivere da un’altra ragazza piange. Come possiamo vedere, che la notizia sia vera o no, risuona in noi in modo differente, è già stata immagazzinata e richiede di essere assimilata ed elaborata. Solo gli adolescenti sono così plasmabili? Non credo proprio, anche noi abbiamo le nostre reazioni davanti a film, davanti alla vendita di alcuni prodotti, davanti al dolore. Quindi quello che ci dovrebbe premere non è se la notizia sia vera o falsa, o come fare perché i nostri figli non la ripetano, direi che per la stragrande maggioranza degli adolescenti il suicidio non ha presa, tranne alcuni, ma per fortuna non su molti. Quello invece che dobbiamo ascoltare è che risonanza emotiva ha avuto questa notizia su di loro, come l’hanno gestita, cosa se ne sono fatti di questa informazione, così come dell’attentato di ieri notte a Manchester ad un concerto di Ariana Grande. Tante volte, questo, è il modo corretto per conoscere il proprio ragazzo, sapere che impatto ha la vita su di lui/lei e questo aiuta anche l'interessato a conoscersi meglio. Solo dal conoscersi, nasce poi la capacità di gestione. Non costa nulla, basta chiederglielo e fornirgli quell’attenzione, quella comprensione e quell’amore che,così non ricercheranno sicuramente altrove, tantomeno in giochetti simili. Rimanete Connesse! Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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