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Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo
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4/7/2017 0 Comments

Come farsi dire dagli adolescenti cosa fanno sui Social

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Sembrava impossibile che venisse inventato un nuovo Social Network che potesse piacere ed invece eccolo qui: Musically. I suoi utenti “famosi” si chiamano Muser, come quelli su Youtube si chiamano youtuber e quelli su Instagram, Instagrammer.  Non lo conoscevo, non lo avevo mai visto, prima che me ne parlasse una ragazzina, così, l’articolo diventa un’occasione per parlare di come si parla dei Social con i ragazzi, senza paura, senza tabù e senza preconcetti.

A cosa serve? A chi è rivolto? Come si utilizza?  Di Musically, mi spiega tutto Anita dodici anni.

Musically è un Social piuttosto carino, sono per la maggior parte ragazzi tra gli 11 e i 15/16 anni a possederlo, magari qualcuno sarà anche più “anziano”, ma contando che il tema del social è ballare e far finta di cantare su una base musicale, direi che quelli più grandi difficilmente si vorranno mettere in quella situazione. Ed è già subito evidente una cosa: i ragazzi a seconda della fascia d’età utilizzano social differenti, adeguati per i loro gusti ed esigenze, quindi mentre un adulto e gli universitari più probabilmente possiedono Facebook, Instagram e Linkedin, un adolescente (15-19 anni) possiederà Instagram, Snapchat e Youtube, un preadolescente (11-14 anni) avrà Instagram, Ask e Musically. Voi mi direte, ma non avevi detto che prima di una certa età sarebbe bene che certi social non li avessero? È così, per esempio su Instagram l’età minima per iscriversi è 13 anni ed Anita che ne ha 12 ce lo ha già da un anno, ma la mamma non lo sa, o spesso, se  i genitori sanno di un social, non riescono a stare a dietro a tutti i nuovi format che emergono ed i ragazzi, come ben sappiamo, difficilmente chiedono il permesso. Inoltre perché chiedere il permesso per fare Snapchat se ho già Instagram? Di chiedere bisogna chiederglielo e ricordarglielo.

Quali i pro e quali i contro di questo social, emersi, così, su due piedi:
PRO: è divertente per i ragazzi, obiettivamente gli permette di sfogare la propria creatività e, perché no, bravura nel ballo. Infatti, ci sono ragazzini che fanno veri e propri balletti, come avviene nei video musicali.
CONTRO: ragazzini anche molto giovani (12 anni nel caso di Anita), si riprendono in video e li pubblicano sul profilo del social, una volta online, i video sono online, con tutti i pericoli che ciò comporta: qualcuno li potrebbe tenere e diffonderli altrove, qualcuno potrebbe farne un utilizzo indebito, ecc.
PRO: il profilo ed i video possono essere protetti dalla privacy.
CONTRO: anche su Musically esiste una chat privata, dove il ragazzo può essere contattato, anche se credo che ciò non possa avvenire con qualcuno se non lo si è accettato come “amico”.

Nel complesso, tuttavia, Musically sembra molto più creativo e utile e meno pericoloso di Ask, che, come abbiamo visto in altri articoli, ha invece una ricaduta pesante e per lo più negativa sull’autostima e sulla percezione del proprio valore ed efficacia, in quanto serve solamente a dare voti ed opinioni di come si è tra ragazzi.

Come ho appreso queste informazioni e tanto altro da un’ora di conversazione con una ragazzina? Come sono riuscita a far sì che mi mostrasse sul suo telefono il social, avendo così modo di vederne anche altri che mi ha mostrato lei? Come conosco in viso i suoi amici, anche se non li ho mai visti?
No, non ho fatto nessuna magia e nessun trucchetto psicologico e non l’ho obbligata, anzi me lo ha voluto mostrare lei. Perché? Perché ero interessata, le ho dato attenzione, ed ero realmente concentrata a sapere come funzionava. Lei mi spiegava, poi facevo io delle domande per approfondire e la prossima volta le farò altre domande per farla ragionare sui punti che ho individuato come possibilmente pericolosi, di modo da sondare se anche lei ci ha già pensato, o sennò, come pensa di gestire quella cosa. Le ho dedicato tempo ed intanto lei mi ha insegnato un sacco di cose, mostrandomi quella parte del suo mondo che vive dentro allo schermo, compresi i contatti Whatsapp, mostrandomi, così, con chi si sente e più o meno cosa si dicono. Alla fine mi faceva vedere un sacco di cose, perché anche i ragazzi ci prendono la mano ad insegnare ed oltre che ascoltare, vogliono che qualcuno, in primis, li ascolti e che qualcuno veda quello che fanno. Eppure Anita non è una persona aperta ed esuberante, ma riservata, un’apertura da parte mia le ha concesso di sbloccare lo schermo del suo cellulare, per sbloccare il cuore, lo vedremo piano piano.

In conclusione, da psicologa, una delle prime domande che faccio ai ragazzi quando ci conosciamo, oltre a chi sono loro, come si descrivono, qual è la loro storia, ecc., è quali social utilizzano, poiché ormai è quello il loro mondo, che è diventato parte anche della loro mente e quindi, è inutile proibirglielo o allarmarli, ma è tanto meglio insegnare a gestirli e a gestire tutte le problematiche che da essi arrivano.

Rimanete Connesse!

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Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. ​ Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. ​ Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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