"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Non solo i ragazzi dovrebbero avere regole di buona creanza nell’utilizzo del digitale, anche gli adulti che li circondano dovrebbero, specialmente se quegli adulti sono coloro che questi adolescenti imitano, che ogni tanto scimmiottano, costruendosi un sentiero per essere prima o poi come loro. In questo articolo non mi riferisco solamente ai genitori, ma anche a docenti, educatori, allenatori e via dicendo, tutte quelle figure che stanno intorno ai ragazzi, che li aiutano nel loro percorso, il cui compito è quello di educarli. Ma come sarà possibile farlo se principalmente noi, siamo i primi a non rispettare le regole che ci piace così tanto imporre? Forse dovremmo soffermarci a pensare alle richieste che facciamo loro ed analizzare se noi stessi siamo in grado di portarle a termine. Da questa domanda, che sarebbe bene ciascuno si ponesse al proprio interno, si possono prendere in visione 3 regole, le quali, anche l’adulto che ha a che fare con i più piccoli della specie, dovrebbe rispettare. 1. Prestare loro attenzione: spesso ho visto bambini all’uscita da scuola correre incontro ad un genitore totalmente assorto dal telefonino, magari era un caso, magari no. Sta di fatto che il bambino zompettava intorno al genitore, tirandole il braccio, combinandone di tutti i colori per attirare l’attenzione. Eppure, le uniche parole che provenivano dall’adulto intimavano al bambino di smetterla, fino all’esplosione finale, in cui, posato lo strumento digitale in tasca, urla minacciose gridavano al bambino le fatidiche parole: “Perché non mi ubbidisci?”. Avrei volute chiederle come poteva aspettarsi ciò, se lei per prima non ubbidiva a se stessa e farla ragionare su quale altro metodo avrebbe potuto utilizzare il piccolo per essere visto. Alla fine, ognuno di noi necessita di essere visto, non visualizzato. 2. Essere coerenti: forse per i bambini, ma specie per gli adolescenti, che fanno lo scanner alle persone adulte che incontrano, questa è una caratteristica fondamentale. L’adolescente, il quale comprende improvvisamente che l’adulto non è onnipotente, ha bisogno almeno di sapere che quell’adulto può essere coerente, il che non significa che non sbagli mai, come pensava quando era piccolo, ma che perlomeno si comporti come pretende che si comportino gli altri. Solo più tardi comprenderà che a volte sentirsi adulti porta a sentirsi onnipotenti e a pretendere cose, che nemmeno noi seguiremmo. Un ragazzino che seguo mi faceva l’esempio dei cellulari in classe, lui lo dovrebbe posare in un vano contenitore sulla cattedra, oppure lo dovrebbe spegnere, oppure lo dovrebbe silenziare, mentre il professore entra in classe e, mettendoli ad eseguire qualche compito, gioca a Candy Crush Saga. Allora capiamo bene perché quel ragazzo e come lui tutto il resto della classe si chieda perché lo dovrebbe ascoltare. Questo vale anche per le punizioni che diamo ai bambini, se sappiamo di non poterle mantenere, è inutile che le diamo, perché poi che adulti affidabili saremmo? 3. Dare loro valore e rispetto anche se sono più piccoli: se come allenatore mi presento ad allenamento ed alleno tutto il tempo con il cellulare in mano, magari lasciando il compito di allenare ai miei colleghi, a parte violare le prime due regole, cioè non sono coerente perché chiedo ai giocatori di lasciare il cellulare negli spogliatoi e non presto loro attenzione nonostante sia il mio lavoro, sto comunicando che i ragazzi davanti a me non hanno valore. Infatti, mediamente un ragazzo ai giorni d’oggi ha così tanti impegni da essere sommerso, presentarsi sempre ad allenamento significa aver voglia di fare, di partecipare ed il minimo che ci si aspetterebbe è di essere presi sul serio. Invece, con quel gesto di scarsa considerazione, non si dà valore alla passione che il ragazzo ha impiegato, non si dà valore al fatto che alle 6 di sera e a volte anche più tardi, il ragazzo, dopo una giornata di scuola ed altre vicende, sia lì, non si dà valore al suo impegno. Per tutto questo, il ragazzo si meriterebbe rispetto, cosa che non è presente in quel gesto. Ed allora perché scandalizzarsi quando lui manca di rispetto a noi? L’intento dell’articolo non è assolutamente quello di giustificare gli atteggiamenti scorretti di bambini ed adolescenti, ma di provocazione verso una classe assopita di adulti che pensano di meritare rispetto e rendimento, senza dare per primi un corretto contributo. Molti di noi sono cresciuti con l’idea che l’adulto si doveva rispettare e fine del discorso, gli adolescenti di oggi sono molto più critici in merito, se reputano che quella persona non è affidabile non la prenderanno in considerazione e capiamo bene che gravità abbia la situazione se un ragazzo incontra diverse di queste figure descritte sopra tutte insieme nella vita. Rimanete Connesse! Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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