"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
14/2/2017 0 Comments Vampiri Digitali: 3 rimediIn questo mondo dove tutto è concesso, lasciati andare e vedrai, che anche se non cambia niente è lo stesso, tu ti divertirai, nella notte! Un ritmo che ti prende nella notte! Che batte, batte forte, che ti porta via, lontano, nella notte! Una canzone degli 883 di qualche, diversi, anni fa, parlava della musica, della sensazione di andare a ballare e lasciarsi trasportare da quello che era il mondo notturno negli anni ’90, per ragazzi che erano pressochè maggiorenni se non ventenni. Ad oggi, invece, sempre più ragazzini conosco fin troppo bene il mondo notturno già alla precoce età di quattordici-quindici anni, rimanendo a messaggiare fino ad ora tarda, a leggere sui social network storie o post, a guardare video, a giocare. E non è come rimanere svegli per andare a ballare in un luogo pieno di coetanei, per affinare le proprie capacità di relazionarsi, di attirare l’attenzione dell’altro sesso, oppure di fare esperienza delle situazioni, ma è imporre al proprio corpo, già coricato per dormire, di rimanere sveglio, poiché la mente non riesce ad avere sosta. Almeno prima, tutto il corpo doveva partecipare e fare le 2 o le 3 del mattino, dando anche molti segnali di stanchezza, mentre ora, capita che il corpo non possa avere tregua semplicemente perché il ragazzo si impedisce da solo di abbandonarsi alle braccia di Morfeo. Chi soffre di insonnia, o di disturbi del sonno lo sa, non c’è nulla di più difficile che tentare di abbandonarsi al sonno e a se stessi, come se si vivesse in un eterno stato di ipervigilanza, dove la necessità è di continuare a controllare ciò che accade, di non perdere quel controllo che ci caratterizza durante la giornata. Ma i Vampiri Digitali, così vengono definiti in gergo, hanno trovato un’ottima scusa per non abbandonarsi: gli strumenti digitali. Questi ragazzi sono coloro che rimangono svegli fino a notte fonda, magari pubblicando contenuti con l’hashtag #Vamping, per indicare che rappresentano una categoria della società, ovvero quella categoria di coloro che non dormono, che vivono di notte, che il giorno dopo non si alzano per andare a scuola ed apprendere, per accedere ad un mondo del lavoro ormai inesistente. Anche le aziende di prodotti per gli adolescenti, ormai, pubblicano contenuti in quelle fasce orarie, per essere certi di arrivare ai loro potenziali clienti. È chiaro però che, anche se il loro giovane corpo presenta infinite modalità di compensazione, rimane stremato da notti insonni, scambia il giorno per la notte, porta ad evitare le situazioni di apprendimento e di socializzazione, poiché richiedono un’energia che non è più presente, esaurita durante la notte, dove il cervello che legge brucia il doppio del normale poiché dovrebbe essere a riposo. Si scompensano anche gli orari in cui mangiare, la colazione avviene poco prima dell’ora di pranzo, il pranzo alle tre del pomeriggio e via dicendo, sregolando, di fatto, quelli che sono i bioritmi. Ma, allora, cosa si può fare per questi ragazzini? 1. Spiegare perché non si deve utilizzare il cellulare di notte e fissare insieme un orario di spegnimento del telefono: con i ragazzi dare delle spiegazioni e contrattare li fa sentire importanti, senza sentirsi trattati come bambini, a cui si impongono regole senza spiegarle. Si ascolta anche la loro opinione, appoggiandola se lo reputiamo corretto, oppure spiegando perché non possiamo assecondarla. 2. Spegnere il WIFI durante la notte: toglierli di mano il telefonino ci mette, da adulti, in una posizione strana, ovvero quella di doverci scontrare con il ragazzo, di creare litigi prima di dormire, e di rischiare che se non è il cellulare, sarà utilizzato un I-Pad, un Pc. Spegnere direttamente il Wifi potrà anche portarlo ad utilizzare il roaming, ma presto o tardi i giga finiranno e rimarrà senza possibilità di connessione. Questa dinamica solitamente dovrebbe essere messa in atto nei casi in cui il ragazzo ha già iniziato delle condotte a rischio e che non voglia per nulla ascoltare le ragioni del genitore. Anche in questo caso avremmo spiegato il perché di tale decisione, discutendone con lui/lei, informando che il provvedimento avverrà ed avverrà perchè li amiamo. 3. Cercare di comprendere da loro cosa li tiene svegli, cosa stanno ricercando, o cosa vogliono evitare: solitamente c’è sempre una o più motivazioni che attraggono profondamente il ragazzo sul cellulare: nuove conoscenze dell’altro sesso, leggere riguardo all’amore o al sesso, vedere cosa fanno i coetanei, come socializzano, come si atteggiano, ecc. Chiediamo loro cosa pensano di non avere, o cosa vorrebbero raggiungere stando sul telefono. Chiediamo cosa temono del giorno seguente e cosa, secondo loro, possono ottenere stando invece sui vari social. Facciamoli parlare con noi prima di andare a dormire, dopo che ci si è relazionati, diventa difficile ignorarlo. Rimanete Connesse! Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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