"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Irene esce con le amiche e queste parlano per tutta sera di vestiti, di persone che non conoscono, ma che hanno come followers sui social. Ogni tanto si creano dei momenti di silenzio perché le amiche devono consultare i loro smartphone e visionare le notifiche e chi gli ha scritto su Whatsapp. Irene vorrebbe, invece, parlare delle sue idee rispetto alla scienza e vorrebbe tanto parlare con qualcuno delle sue emozioni di tristezza da quando ha litigato con alcuni amici in classe, si sente isolata ora, ma le sue amiche, appena lei cerca di intavolare un discorso, lo chiudono dopo qualche secondo. Non vogliono nemmeno parlare della scuola, di cosa hanno appreso, né di come è la loro situazione a casa, allo sport. Vogliono solo guardare le immagini di nuove scarpe, le foto di altre ragazze e della nuova coppia della scuola, sparlottando su di loro. Irene si sente sola e mentre le ascolta non sa più di cosa parlare, non si sente partecipe e quel che è peggio, purtroppo, è che non le interessa e questo la esclude automaticamente dai giochi. La vita adulta non è poi molto differente da quella di una ragazzina di quindici anni, poiché crescendo l’autenticità si fa sempre più rada, ma di questo avevamo già parlato nell’articolo “La solitudine dei ragazzi digitali”. Tuttavia, avevo promesso che questo nuovo articolo avrebbe dato indicazioni sia ad un adulto, sia ad un genitore da insegnare al proprio/a figlio/a, rispetto a come imparare a vivere la solitudine, ma anche a come superarla. Ed ecco 6 indicazioni sul da farsi: 1. SCONNETTERSI DAL MONDO VIRTUALE, o perlomeno, limitarne l’accesso ad alcuni momenti della giornata, disciplinati a seconda del tipo di lavoro e delle necessità; 2. ACCETTARE LA REALTA' DELLE COSE: da sempre siamo abituati a non voler sentire le emozioni, specie se queste sono negative e ci fanno sentire male. Ma il punto è, e lo so che non ci crederete, che nessuna emozione è positiva o negativa, le emozioni servono solamente per adeguarsi correttamente all’ambiente. Se l’emozione della solitudine è presente, un motivo c’è sicuramente, quindi, invece che impiegare le nostre energie psicofisiche a non sentire quella cosa, perché non incanalarle nell’imparare ciò che quell’emozione ci sta dicendo? Dopotutto, non avremmo mai il potere di cambiare la realtà esterna, men che meno di cambiare gli altri e la loro realtà, tanto vale accettarla. Se avete problemi nel riconoscimento e nella gestione delle emozioni o di alcune di esse, il mio consiglio è quello di contattare un professionista; 3. CREAZIONE DI UNA RELAZIONE AUTENTICA: non importa se siete degli adulti senza figli o con figli, questa dimensione è molto importante. Infatti, per aiutare un figlio a sentirsi meno solo, sarebbe opportuno creare con lui una relazione basata sulla fiducia, sull’amore autentico, sul dialogo, sul confronto e, a volte, anche sulla discussione, che capita pure nelle migliori famiglie. Così il bambino o ragazzo avrà l’opportunità di sentirsi curato, di sapere di poter contare su quel punto di riferimento che è la madre o il padre ed anche quando esce un po’ dal seminato, sa che qualcuno lo riaccoglierà al suo ritorno e questo lo preserverà da fare castronerie gravi anche sui Social Network, come nella vita reale. Se invece lo pensate per voi stesse/i, anche se penso che gli uomini in ciò si facciano meno problemi, tentate di individuare una o due persone sulle quali sapete di potervi fidare, che sia un’amica molto stretta o un compagno o il proprio marito ed ecco, con loro sentitevi libere di poter parlare e confrontarvi e condividere e siate felici di quei momenti; 4. QUANDO USCITE TENETE PRESENTE IL VOSTRO UMORE E SCEGLIETE DI CONSEGUENZA: avrete solo pochissime persone con cui potrete condividere realmente chi siete, perciò tenetevele strette! Tutto il resto? Scegliete con chi stare in base al vostro umore! Siete in vena di ridere, scherzare e parlare di cose superficiali attraverso gli schermi dei social? A quel punto ad esempio Irene potrebbe scegliere di passare proprio quella serata con queste amiche, non quando, invece, ha bisogno di sentirsi compresa e accettata, sennò avviene un disastro! Quando si ha bisogno di comprensione, si va solo da chi sappiamo sia in grado di darcela, altrimenti il rischio è di sentirsi ancor più soli di quanto non sia necessario; 5. COLTIVARE I PROPRI HOBBY: se le persone che ci possono sostenere in quel momento non sono disponibili, se quel giorno non abbiamo proprio più voglia di parlar con nessuno, o se vogliamo stare con noi stessi, che non è un male, non vi sentite in colpa per questo, allora possiamo farlo cercando di dar libero sfogo alla parte più creativa della nostra persona. A seconda di quelle che sono le nostre inclinazioni, potremmo passare del tempo a coccolarci e rimpinzare la nostra autostima con qualcosa che ci riesce bene: cucinare, fare il bucato, fare braccialetti, scrivere, cucire, dipingere, suonare, ecc. Bisogna che come genitori insegniamo anche ai nostri figli come riconoscere i propri talenti e saperli utilizzare non solo in momenti di performance, ma anche come sfogo personale (per questo vi linko alla fine dell’articolo il mio video “Che talenti ha mio figlio?”, di modo da indirizzarvi sulle possibilità che ci sono); 6. PRENDERSI DEL TEMPO PER SE': ultimo, ma non per importanza, è cercare di prendere del tempo per comprendere come siamo, cosa sentiamo, cosa vogliamo. Avere un momento dove interrompiamo il solito fare ed invece passiamo all’essere e sentiamo dove il nostro essere ci indirizza. A volte la vita ci mette davanti a bivi, o non sappiamo esattamente come ci sentiamo al riguardo di una situazione, è in quel momento che dobbiamo fermarci ed ascoltarci, pienamente, qualsiasi cosa venga, di sicuro la risposta non la troveremo su uno smartphone! Se riusciamo davvero a fare ciò, in quel momento non siamo soli, poiché siamo così profondamente connessi a noi stessi e alla vita, che chiamarla meditazione è riduttivo! E voi come fate a sentirvi meno sole? Alcune idee da condividere? Rimanete Connesse! Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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