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Informazioni virtuali per connessioni reali. 
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo
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5/4/2017 0 Comments

DSM 5 e la dipendenza da Internet: come gli psicologi la diagnosticano

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​Per gli addetti ai lavori è facile riconoscere nella sigla DSM-5 il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali nella sua quinta versione, pubblica dall’American Psychiatric Association, APA, nel 2013. Questo manuale, come le sue versioni precedenti, è, per psicologi e psichiatri, il fondamentale manuale di riferimento rispetto ai disturbi mentali sia per l’ambito clinico, che per quello di ricerca.
Perché esiste tale manuale? Bhè, sicuramente per permettere ai vari professionisti di tutto il mondo di potersi comprendere rispetto alla tematica delle patologie psichiche e poter quindi seguire una traccia ben precisa, nota a tutti, grazie alla quale è possibile la comunicazione del personale qualificato.
 
Detto questo, nella quinta versione del nostro Manuale, la sezione riferita ai Disturbi da Utilizzo di Sostanze è stata suddivisa in: dipendenza da sostanze e dipendenza senza sostanze. Nel primo caso si parla di un comportamento di assunzione di una sostanza tossica per l’organismo, la quale genera un sempre maggior bisogno di assunzione in modo ripetuto nel tempo e sempre più ravvicinato, allo scopo di provare gli effetti psichici della sostanza e di evitare i malesseri fisici della sua privazione (Organizzazione Mondiale della Sanità: concetto di dipendenza patologica); nel secondo caso, invece, l’effetto è il medesimo, ma non è riferito all’utilizzo di una sostanza, quanto a la messa in atto di comportamenti anomali come: il gioco d’azzardo, la dipendenza da TVe da Internet, lo shopping compulsivo, il sesso e le relazioni affettive, dipendenza dal lavoro e dall’eccesso di allenamento sportivo.
Ad oggi, in quest’ultima sottocategoria è indicata solo la dipendenza dal gioco d’azzardo, la Internet Addiction Disorder (IAD), o dipendenza da Internet non vi rientra ancora a pieno titolo, ma è segnalata come proposta nella terza sezione del manuale, dove sono annoverate quelle condizioni che richiedono ulteriori studi prima di essere classificate definitivamente come disturbi.
Nella terza sezione si evidenzia come si possa parlare di dipendenza da Internet quando, per una significativa quantità di tempo, le proprie energie psico-fisiche vengono spese per la rete, creando così delle lacune negli altri ambiti della vita quotidiana come quella personale, relazionale, scolastica, lavorativa, familiare ed affettiva, con comportamenti del tutto simili all’assuefazioni, al bisogno impellente e alla comparsa di tolleranza, che avvengono anche  nell’utilizzo di sostanze.
 
Attualmente sono stati riconosciute 5 tipologie di dipendenza da Internet:
- Dipendenza dalle relazioni virtuali (Cyber-Relational Addiction), caratterizzata da un’eccessiva tendenza ad instaurare rapporti d’amicizia o amorosi con persone conosciute in rete principalmente via chat, forum o social networks. In tale condizione, le relazioni online diventano rapidamente più importanti dei rapporti nella realtà con la famiglia e con gli amici reali;

- Sovraccarico cognitivo (Information Overload), caratterizzato da una ricerca ossessiva di informazioni sul web: gli individui trascorrono sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e nell’organizzazione dei dati in rete;

- Dipendenza dal sesso virtuale (Cybersexual Addiction), nella quale si individua un uso compulsivo di siti dedicati alla pornografia e al sesso virtuale. Gli individui sono di solito dediti allo scaricamento e all’utilizzo di materiale pornografico online, sono coinvolti in chat per soli adulti e possono manifestare masturbazione compulsiva;

- Gioco Offline (Computer Addiction), caratterizzato dalla tendenza al coinvolgimento eccessivo in giochi virtuali che non prevedono l’interazione tra più giocatori e non sono giocati in rete;

- Gioco Online (Net Compulsion), nel quale si evidenziano coinvolgimento eccessivo e comportamenti compulsivi collegati a varie attività online quali il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, i giochi di ruolo.
 
Solo in Italia, è stimato che oltre 250.000 adolescenti passino più di tre ore al giorno davanti ad uno schermo, sia esso della tv, della consolle, del computer, o di qualche smartphone.  In molti di questi casi, come abbiamo visto da articoli precedenti, l’adolescente rinuncia a frequentare la scuola, viene assorbito da una realtà parallela e virtuale. Infine, la dipendenza da Internet coinvolge anche e addirittura prima, gli adulti, che vengono poi imitati dai più piccoli, nel loro distacco dalla realtà, nel rifiuto di altre attività sociali e relazionali.

E come aiutare questi ragazzi a reinserirsi nella realtà e farli sentire meno soli? Sì, ho fatto una digressione per spiegare meglio di cosa stiamo realmente parlando, per far comprendere che non sono bazzecole, ma tranquilli, non mi sono dimenticata della promessa della scorsa settimana!
Perciò a presto, con un articolo su come aiutare i nativi digitali ad uscire dal tunnel della solitudine.
 
Rimanete Connesse!






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Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. ​ Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. ​ Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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    ​Obiettivo del blog è anche quello di dare alcune psicoricette alle madri, per poter affrontare al meglio quelle situazioni ormai quotidiane innescate dalla rivoluzione tecnologica.

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