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Informazioni virtuali per connessioni reali. 
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo
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17/1/2017 0 Comments

Neet: una nuova categoria adolescenziale per gli psicologi

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Neet, sembra una parola astrusa, eppure la stiamo incontrando sempre maggiormente su Facebook o sul Web, specie se si è connessi o si seguono pagine di psicologia come possono essere quelle degli Ordini regionali degli Psicologi.
L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna scrive spesso in merito, solo a Parma, infatti, è emerso l’enorme problema rappresentato da questa nicchia di adolescenti e giovani adulti scomparsi dalla società (In Italia, oltre i due milioni di ragazzi). È proprio ciò che indica la parola: quegli adolescenti o giovani adulti che si ritirano dalla scuola, dal mondo della formazione e del lavoro, dal mondo dei coetanei, barricandosi in casa, seduti davanti ad uno schermo, alcune volte del computer, o più spesso di I-Pad e Smartphone, rischiando in alcuni casi ed incappando in altri, nella cosiddetta dipendenza da Internet.

G. Charmet nel libro “La paura di essere brutti” (2013) riconduce questi comportamenti alla vergogna dei nuovi adolescenti digitali rispetto al proprio corpo, che sentono brutto o goffo e comunque non combaciante con gli ideali di perfezione della società. Secondo l’autore questi ragazzi si ritirano per non essere giudicati dai coetanei, incapaci di apprezzare il nuovo corpo sviluppato sessualmente ricevuto in dotazione dalla natura, ma anzi convinti di doverlo nascondere in quanto offensivo nei confronti altrui. Vi è una percezione di competizione tra ragazzi sempre esistita, ma che non aveva mai raggiunto questi livelli prima d’ora.
I ragazzi si smistano tra popolari e non popolari, ma con un frequente ritiro di questi ultimi dalla vista, dalla società, per rifugiarsi in un mondo, dove anche il corpo può divenire virtuale e perciò non essere così ingombrante, o peggio imbarazzante.

Unito a questa dinamica, si ritrova sicuramente complice la nuova mentalità dei nativi digitali, che hanno abbandonato le antiquate istituzioni come famiglia e scuola, ritenute di fatto poco credibili, poco esperte o totalmente all’oscuro rispetto al nuovo mondo creato dalla Rivoluzione Digitale. La risposta classica di un teenager ai tempi odierni: “Cosa vuoi che ne sappiano i miei di come funziona adesso, non ci capiscono niente!”. Perciò non sembra un gran problema abbandonare la scuola, quando si pensa che la società costruita per loro dai genitori non durerà ancora a lungo. Il modo di lavorare non sarà più lo stesso, il mercato non richiederà più le stesse competenze, l’amore e l’amicizia non vengono più intese come prima (Dall'articolo del blog "Mamme Connesse" -L’amore nell'era digitale) e la scuola, nemmeno gli adulti che la dirigono credono più che sia efficace per come è impostata ora ed ancora peggio, sembra non essere più formativa per quello che avverrà dopo, per quello che interessa veramente: il guadagno, il vantaggio. Si, i giovani digitali sono bravissimi a fare i conti, di quanto si risparmia facendo una rinuncia, di quanto costa cosa, di quello che servirebbe guadagnare per vivere la vita dei loro sogni. Altro che ’68 e gli ideali, qui siamo in un freddo e distaccato conteggio dei pro e dei contro, non coscienti di non comprendere la realtà nel suo pieno, ma solo per la fetta di vita conosciuta fino a quel momento.
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Come è cambiato il mondo di questi teenagers, così è cambiato il loro modo di soffrire e quindi sta cambiando anche il modo di aiutarli a livello psichico, anche noi professionisti della salute mentale stiamo tentando di adeguarci ai tempi e alle tipologie di problematiche. Con i Neet specificatamente, a volte si ritiene utile andare a casa, non farli venire in studio, poiché spesso è una proposta non accettata dagli stessi, ma di andare noi, rappresentanti dell’esterno, da loro. Quasi come se l’esterno li andasse a cercare per tenerli agganciati al mondo e al reale, dal quale stanno sempre più spesso scomparendo.

Rimanete Connesse!

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Sono psicologa presso studi privati e specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma e Fidenza relativi all'ambito minorile e alla tutela minori, collaboro con altri psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, assistenti sociali, educatori ed insegnanti. Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative, affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. ​ Sono autrice del blog "Mamme Connesse", il quale intende essere punto di riflessione ed informazione per i genitori, i loro figli e le nuove dinamiche derivanti dall'utilizzo dei nuovi strumenti digitali, i cui articoli sono pubblicati anche dal portale GuidaPsicologi.it, con lo stesso obiettivo sono chiamata come formatrice per i genitori in diverse scuole del territorio con il format "Genitori Connessi". Sono psicologa dello sport per allenatori e giocatori del settore giovanile e prima squadra (serie D) della società Fulgor Pallacanestro di Fidenza, sostenendo entrambi nel continuo lavoro psicocorporeo, di motivazione e leadership e nelle dinamiche di gruppo del team. ​ Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi
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    Mission

    "Mamme Connesse" è un blog che nasce per le madri desiderose di comprendere qualcosa in più sulle trasformazioni psicologiche, affettive e relazionali, dovute al mondo digitale, in cui i loro figli si addentrano tutti i giorni come nativi digitali.
    ​Obiettivo del blog è anche quello di dare alcune psicoricette alle madri, per poter affrontare al meglio quelle situazioni ormai quotidiane innescate dalla rivoluzione tecnologica.

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