"Mamme Connesse"
Informazioni virtuali per connessioni reali.
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Dott.ssa Sara Moruzzi - Psicoterapeuta dello Sviluppo Umano
Secondo un articolo di Livingstone e Smith del 2013, i principali rischi, che i bambini o ragazzi possono incontrare sulla rete, sono appartenenti a 3 tipologie, come già citato nell'articolo di "Mamme Connesse": "I 3 tipi di rischio dell'adolescente che naviga in Internet": rischio di contenuto; rischio di contatto e rischio di condotta. Per quanto riguarda il rischio di contatto, ovvero il rischio per cui un adulto tenti di trarre vantaggi da un minore, senza che questi ne sia cosciente, in particolare si può ritrovare la pratica del Grooming. Per Grooming si intende l’adescamento di un minore online, che si verifica quando l’adulto manifesta interesse sessuale nei confronti di bambini o ragazzi, con l’intenzione di iniziare una relazione o avere incontri al di là del virtuale. Il Grooming differisce dal Sexting per una caratteristica fondamentale: nel primo caso, il contatto avviene con un adulto, nel secondo le immagini sono scambiate principalmente tra coetanei e questo, di fatto, rende il primo caso un abuso sessuale su minore, perseguibile legalmente come tale. In aggiunta a quanto detto, risultano aggravanti del comportamento di abuso dell’adulto, nel senso che peggiorano il danno psicologico, fisico e relazionale che comporta l’atto di adescamento, anche alcune caratteristiche del minore. Se è certo che il bambino abbia capacità cognitive, relazionali, difensive ed affettive meno mature rispetto ad un adulto e quindi anche all’abusante, il quale utilizzerà queste sue capacità per portare il ragazzo a produrre condotte a rischio per se stesso, ma a proprio vantaggio, è forse più inammissibile, tuttavia altrettanto vero, che nella società odierna, spesso il bisogno di attenzione dei minori è a livelli per cui, una persona adulta, che li segue sui social, mette loro like continuamente, o fa commenti positivi nei loro confronti, li inebria, nel tentativo di soddisfare il proprio desiderio narcisistico più grande, quello di essere accettati e valorizzati. Inoltre, spesso, i ragazzi appena affacciatisi nel periodo dell’adolescenza, tentando di comprendere e di sperimentare condotte di natura sessuale, fanno un utilizzo di Internet sconsiderato, non classificandosi più come vittime passive, ma come ricercatori attivi di forti emozioni, che possano dare loro quel brivido e quell’eccitazione, che non riescono a trovare nel reale, il quale necessita di essere in grado di mediare il proprio corpo in una situazione affettivo-sessuale. Il rischio in questi casi è che il minore vada incontro a quello che a tutti gli effetti, anche se senza la presenza di un vero contatto fisico, è un abuso sessuale, con tutti i danni che ne conseguono in base all’età. Oltre che il rischio di un abuso, altri danni collaterali non di minore entità, potrebbero raffigurarsi nel fatto che l’adulto possa ottenere dal minore immagini o video a sfondo sessuale e che con queste, il ragazzo possa essere successivamente ricattato. Come è possibile, quindi, prevenire che il proprio figlio incorra in tali situazioni? Educare all’affettività e alla sessualità: un’educazione alle emozioni proprie ed altrui fin dall’infanzia, permette al bambino di imparare a riconoscere le proprie sensazioni da quelle dell’altro, imparando successivamente anche a gestirle. Questo rende possibile per il bambino imparare a predisporre un comportamento congruo alle emozioni altrui, avendo accresciuto l’abilità di comprenderne le intenzioni. Oltre ad un’educazione affettiva, che permetterà al ragazzo di potersi recare dall’adulto nel caso di pericolo, è necessaria anche un’educazione all’intimità con il proprio mondo interno, ma anche con il proprio corpo, questo permetterà al bambino di riconoscere atteggiamenti inadeguati nei propri confronti. Accendendo così un campanello d’allarme preventivo, che lo possa portare a richiedere aiuto ad esempio ai genitori, o ad altri adulti significativi. Rimanete Connesse! Sono Sara Moruzzi, Psicologa presso studio privato, specializzanda in servizi sociosanitari del territorio di Parma ed autrice del blog "Mamme Connesse". Da anni aiuto genitori e figli a sviluppare strategie educative affettive e relazionali, sostenendo gli uni nel ruolo genitoriale e gli altri nel loro percorso di crescita. Credo fortemente nella costruzione di una buona relazione tra persona e professionista e ritengo che questa sia la vera matrice del cambiamento, al di là di qualsiasi diagnosi.
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